Elaborazione del lutto

Elaborazione del lutto

Il termine lutto viene dal latino “lungere” e significa piangere. Quando parliamo di lutto si intende un sentimento di profondo dolore che si prova per la morte di una persona cara, soprattutto di un parente, o in genere di persone la cui perdita è vivamente rimpianta.

I distacchi fisici sono sempre distacchi emotivi, se abbiamo stabilito con quella persona dei legami profondi. Non per questo ci sono delle 0separazioni paragonate ad un lutto, con tutte le caratteristiche ad esso connesso.

Ne segue che il lutto non è collegato solamente alla morte: la situazione psicologica che si andrà ad affrontare non sarà diversa da quella che affrontiamo quando una persona cara muore. Gli esempi più comuni sono separazioni da partner, ma anche grossi fallimenti dal punto di vista lavorativo.

Come dice un noto psicologo Barrie Simmons, “vivere è separarsi”. La nostra vita è fatta di perdite, dalla nascita in poi. Tuttavia gli addii, i distacchi, sono spesso fonte di sofferenza. Il dolore del lutto è quello “da separazione”: costituisce una grande ferita e come tale ha bisogno di un periodo per cicatrizzare.

Cinque fasi del lutto:

Kübler-Ross nel 1970 ha descritto cinque fasi del lutto, dove tutti gli esseri umani devono passare per elaborare la perdita:

  1. Negazione/ rifiuto
    In questa fase ancora la persona non ha realizzato la perdita e vive come se il caro fosse sempre presente. Si osserva shock e stordimento. Il lutto è negato, la frase più comune è “non può essere successo”.
  2. Rabbia
    Quando si realizza la perdita esplodono tutte le emozioni più forti, ed il soggetto potrà prendere come capro espiatorio chiunque: i familiari, l’ospedale, Dio. La frase tipica in questa fase è “perché proprio a me?”. È una fase molto delicata dal punto di vista psicologico, dove la persona potrebbe avere bisogno di un aiuto in più. In questa fase la rabbia è funzionale, perché ancora il soggetto non è pronto ad elaborare l’accaduto ed arrivare alla fase più profonda, quella della tristezza.
  3. Negoziazione/ patteggiamento
    In questa fase il soggetto cerca di reagire all’impotenza della perdita, cercando delle risposte per analizzare l’accaduto. Si cerca di riparare il riparabile.
  4. Depressione
    In questa fase il soggetto si rende realmente conto di ciò che è successo e si arrende sia dal punto di vista razionale che emotivo. Ci sarà un crollo psicologico. La persona si ricorderà dei momenti belli passati insieme e tutte una serie di cose che all’inizio erano offuscate.
  5. Accettazione
    Questa è l’ultima fase del processo di elaborazione del lutto. La persona ha preso piena consapevolezza di ciò che è successo e lo accetta. In alcuni momenti potrà provare ancora rabbia e depressione, ma tali sentimenti avranno intensità minore.

A volte la persona si congela in una di queste fasi e l’elaborazione non si completa. In questa maniera il soggetto potrebbe mettere anni per risolvere il lutto: in terapia mi sono trovata a rielaborare perdite avvenute più di 10 anni prima.

Questi sentimenti, così a lungo trattenuti, potrebbero manifestarsi sotto forma di sintomi, dall’attacco di panico al mal di testa. Questo avviene quando la persona teme, anche a livello inconscio, che non riuscirà a rielaborare le emozioni della fase successiva. Per esempio alcune persone tollerano la rabbia, piuttosto che la tristezza. Allo stesso modo alcuni potrebbero bloccarsi alla fase depressiva, perché superarla (parliamo sempre a livelli molto profondi, a volte non ce ne rendiamo conto) significherebbe dimenticare la persona defunta, oppure riprendere in mano la propria vita.

Quando muore una persona cara bisogna lasciar morire anche il tipo di relazione che avevamo, per riviverlo su un altro piano. È una trasformazione che fa si che la relazione, da esteriore, si tramuti in interiore: un dialogo interno col proprio caro. In questa maniera il dolore si tramuta in forza.

È molto raro tuttavia che le cinque fasi avvengano in maniera lineare. Chi è nella fase della depressione dunque non è immune dalla rabbia e viceversa. Quello che è importante non è quindi che le fasi siano attraversate con una linearità, ma che, pian piano, si proceda fino all’ultimo. Questo processo è soggettivo per durata ed intensità.

Ci sono, però, fattori che vanno a complicare la perdita e l’elaborazione. I più comuni sono:

  • una perdita improvvisa
  • la morte violenta
  • la morte provocato per mano dell’uomo
  • la sofferenza fisica ed emotiva della persona cara prima del decesso
  • intenzione del responsabile
  • i decessi multipli (es. perdita di due genitori in poco tempo etc)
  • perdita di un giovane
  • perdita di un figlio
  • La perdita di un figlio rappresenta l’esperienza traumatica più stressante, più dolorosa, più disturbante per l’essere umano, di qualunque età.